Santa Messa in ricordo di Riccardo Vinci

Oggi tutta la comunità della Formazione Professionale dei Salesiani di Sesto, allievi e formatori si è stretta attorno alla famiglia di Riccardo Vinci.

Tragicamente scomparso a fine gennaio a Lissone, il nostro Riccardo è stato ricordato con una messa molto partecipata.

Vi proponiamo il testo dell’omelia di don Fabrizio Bonalume.

Il Vangelo che abbiamo appena ascoltato è un Vangelo che può leggersi in tanti modi. Ma oggi vi invito a leggerlo sotto questo aspetto: tutti corrono. Maria di Magdala, trova il sepolcro aperto, come se qualcuno avesse fatto un disastro, e corre. E corre a dire a Pietro, che era il capo (come per noi il catechista o il Direttore): “Guarda che ho trovato un disastro! Hanno portato via il corpo di Gesù”. Pietro era lì con un giovinetto, il più giovane degli apostoli probabilmente, uno che aveva la vostra età, e si mettono a correre. Corrono, vanno a vedere. Il più giovane arriva prima, guarda dentro, vede che le cose sono strane, poi per rispetto aspetta che arrivi Pietro, il povero Pietro che era rimasto indietro. Fa entrare Pietro, poi entra questo giovane, vede due lenzuola piegate e, dice il Vangelo, “vide e credette”. 

Voi correte sempre. Voi siete i giovani che corrono. Nel Vangelo si corre a piedi, voi correte in bici, correte in moto, in macchina per fortuna non ancora.

Correte, correte e correte. E qualche volta fate a gara anche voi come Giovanni e Pietro per vedere chi arriva prima.

Sapete qual è il problema della corsa? È capire verso dove si sta correndo, perché se no corriamo in maniera vana. Corriamo per l’allenamento, facciamo i dieci giri di campo, e poi ci troviamo al punto di partenza. O abbiamo in mente una meta, o le nostre corse sono inutili. E l’unica meta che ha senso è quella che hanno trovato oggi Pietro e Giovanni. È quella la meta: dobbiamo correre verso di Lui.

Riccardo ha corso, stava correndo a casa dopo una giornata di lavoro. Stava correndo a casa per uscire con gli amici (qualcuno di voi che è qui) e per andare a mangiare una pizza. Riccardo è arrivato correndo dal Signore. E adesso dice: “Ma cavolo tutto quello che mi hanno raccontato nella vita, che esisteva un paradiso, è vero!”.

Riccardo è arrivato e secondo me anche lui ha visto e ha creduto. Aveva fatto tutti i passi giusti per arrivare a credere. Aveva corso con la meta dritta davanti agli occhi.

Oggi siamo qui a ricordare Riccardo, ma la domanda la faccio a tutti voi: verso dove state correndo? Non a piedi, non in moto, ma adesso, verso dove state correndo?

Abbiamo iniziato a dire che la vita ci è stata regalata; dove la stiamo vivendo? Ieri sera con il direttore siamo andati a trovare la mamma e il papà di Riccardo, che sono qui davanti. Ci hanno portato a vedere la camera di Riccardo: c’erano pezzi di tubo, la borraccia termica, ricordi di lavori che aveva fatto qui a scuola, caschi della moto, guanti per guidare… le sue passioni. Aveva vissuto la vita pienamente, l’ha vissuta bene.

E noi? Siamo tutti a correre in quella direzione?  È Riccardo che ci fa questa domanda, non sono io.

È Riccardo che vi dice: “State attenti, perché non sapete se potete iniziare a correre dopodomani. Iniziate a corre oggi. Iniziate a far bene oggi”.

Riccardo era uno che se ci fosse stato da far qualcosa, non aveva paura di farla: se l’era giocata bene, minuto per minuto, la sua vita. E chi può portarmela via? Nessuno, neanche chi fa fatica a credere. “Chi crede in me vivrà sempre”. 

E allora vogliamo chiudere la celebrazione eucaristica con lui qui davanti all’altare come l’ultima volta che ho celebrato con lui perché Richi è qui, presente, e fategli il favore di cercare anche voi la vita, di seguire il suo esempio.