Scuola a domicilio

L’esperienza della FAD raccontata dal professor Marco Tarantola, consigliere del CFP CNOS-FAP “Falck” di Sesto San Giovanni.


“Prof., ma che voti ci metterete nella prossima pagella?”. Una delle tante domande che ci sentiamo rivolgere in questo periodo di FAD o DAD, sigle per indicare la Formazione, o Didattica, A Distanza. Sì, i dubbi sono molti e non ce li hanno solo gli studenti: “Staranno capendo quello che spiego?”.

Certo è che la didattica 2.0 fatta ognuno a casa propria ha risolto i famosi “problemi di comportamento della classe”, nessuno disturba più e potenzialmente, fratellini permettendo, ci si può concentrare molto meglio sulla lezione. Un altro interessante fenomeno è il riavvicinamento di quegli studenti che avevano praticamente abbandonato la scuola: protetti da uno schermo, talvolta trovano il coraggio di riaffrontare con meno paura le lezioni e la classe. Ma per uno che si riconnette, quanti si disconnettono lasciando acceso il PC e andando a giocare con il cellulare sul divano? Probabilmente gli stessi che lo facevano nascondendosi sotto al banco: se la situazione apparentemente sembra più tranquilla, sfugge ciò che effettivamente fanno i ragazzi.

D’altra parte, preparare lezioni per la FAD è didatticamente molto più complesso che entrare in aula. Se il paradigma è costruttivista e legato al metodo dell’apprendimento cooperativo, l’interazione sociale è fondamentale, ma attivarla a distanza richiede competenza ed esperienza, oltre a qualche strumento. Tutte cose che non si improvvisano in pochi giorni.

In aggiunta alla complessità di garantire il giusto sostegno ai ragazzi con certificazioni, emergono nuove differenze: c’è chi non ha tablet né PC, oppure deve condividere giga e spazi con i propri familiari che, a loro volta, studiano e lavorano da casa. Disuguaglianze di “accesso alla formazione”: una bella sfida nel momento più sbagliato, un bisogno da non scordare finita l’emergenza!

Ciò che non manca è la voglia di provarci e di mettercela tutta, con la responsabilità di chi percepisce che per venir fuori da una situazione di portata storica come quella che stiamo vivendo, ciascuno deve dare il proprio contributo e fare bene ciò che è chiamato a fare: lo studente studi e il docente pure, ma, più di tutto, si prenda cura dei suoi ragazzi con ogni mezzo di cui dispone. L’insegnamento più grande oggi non deriva dal programma ma da quella presenza educativa che accompagna nella difficoltà e dice “io ci sono e ti voglio bene!”.

Formazione a Distanza al CFP
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